venerdì 16 gennaio 2009

Intervista a Denise Lancia

Dopo l'azione di forza di un privato cittadino che rivendica la proprietà di tutti gli spazi verdi e collettivi del quartiere di Casalpalocco, avvenuta il 5 gennaio ai danni del Centro d'Iniziativa, Via Aristo di Ascalona 10, con l'apposizione forzata di lucchetti e la sostituzione di ogni serratura, i cittadini del quartiere si sono costituiti in Comitato per difendere il diritto di associazioni e organizzazioni politiche a svolgere liberamente e democraticamente le proprie iniziative negli spazi che a tale scopo sono destinati fin dai lontani anni '80.
Chiediamo alle Istituzioni di operare con urgenza per ripristinare la fruibilità dell'unico spazio disponibile nel quartiere.

E' stato un colpo duro da ammortizzare la notizia che gli spazi verdi di Casalpalocco erano stati assegnati al signor Sesto Corvini. Ma come si è potuti arrivare a questa situazione? Cerchiamo di capirne di più con Denise Lancia, presidente dell'associazione Palocco per Kyoto, una di quelle che aveva come punto di riferimento proprio i capannoni di via Aristo di Ascalona.

Il signor Corvino si è aggiudicato gli spazi verdi di Casalpalocco. Legittimamente? Sembra assurdo...

Il signor Sesto Corvini ha acquistato questi terreni, così come ogni area di Casalpalocco che non fosse assegnata in proprietà, dalla Soc.Immobiliare, posta a suo tempo in liquidazione. Li ha acquistati anche se la convenzione fra Società Immobiliare e Comune di Roma prevedeva che molte di queste aree dovesseropassare - come è ovvio trattandosi di spazi adibiti a verde, o doveinsistono scuole pubbliche ecc. - di proprietà pubblica una volta terminato il piano edilizio. Il Comune di Roma però, e qui bisognerebbe capire di chi è la responsabilità, non ha perfezionato le procedure previste per la formalizzazione di tali acquisizioni.
Oggi il sig. Corvini rivendica queste proprietà. Il diritto gli è stato
riconosciuto dai Tribunali. Il dubbio è: queste aree potevano essere messe all'asta dal liquidatore della Soc. Immobiliare?

Ma il provvedimento in base al quale ha operato lo sfratto del Centro d'Iniziativa, avverso il quale peraltro sia il Comune di Roma che il Centro d'Iniziativa hanno opposto istanza di inibitoria (di cui si aspetta in questi giorni la discussione) è però basato su un falso presupposto. Infatti il Tribunale per motivare la sentenza esplicitamente dichiara che aree e capannoni sono in disuso da tempo. L'assunto non risponde alla realtà in modo clamorosamente facile da dimostrare.

Il comune di Roma non può ora riappropriarsene?

Sì, mediante procedure di esproprio se ricorrono i termini.

Quali associazioni lavorano in quegli spazi?

Numerose le associazioni: Assocampi, 3 gruppi di Chiese Evangeliche, Gruppo Culturale EcoManiArt, Pane e rose Onlus, Circolo Partito Democratico, Comitato di Quartiere, Associazione Palocco per Kyoto. Inoltre nei locali si svolge da molti anni con regolarità un'attività domenicale diCineforum e una compagnia teatrale usa questi spazi per le prove degli spettacoli che si rappresentano in un teatro di Ostia.

Come si finanziano le associazioni come la tua?

Intanto ci tengo a dire che il Centro d'Iniziativa non faceva pagare nulla alle Associazioni se non il rimborso delle spese vive (utenze, manutenzioni). Anzi, al numerosissimo gruppo di ragazzi del Centro Culturale neanche quelle.
Delle altre realtà non ti so dire, Palocco per Kyoto si finanzia con le quote degli associati ed inoltre, nel 2007, ha ricevuto, incredibile a dirsi senza averlo richiesto, il patrocinio oneroso dell'Assessorato Ambiente e Cooperazione fra i popoli della Regione Lazioin riconoscimento della utilità del lavoro svolto.Tutti noi prestiamo la nostra opera nell'Associazione a titolo assolutamente volontario e gratuito.

Vi preoccupa lo sviluppo urbano del XIII municipio. Cosa vi preoccupa maggiormente? La cementificazione, la scarsa attenzione alle politiche ambientali o la mancanza di un piano di mobilità sostenibile?

Dire che siamo preoccupati è davvero poco. Il problema è che nel XIII Municipio da molti anni non c'è affatto uno sviluppo urbano. Almeno non nel senso proprio del termine. Putroppo questo territorio, uno dei pochi del Comune di Roma con aree ancora da costruire, ha visto crescere la cementificazione. Troppo spesso si è trattato di costruzioni abusive poi, sempre, condonate. Un territorio fra i più pregiati dal punto di vista paesistico, naturalistico e archeologico sfregiato da palazzinari, incuria, traffico. Strade, fogne, rete elettrica e telefonica, trasporti pubblici, come 40 anni fa. Servizi al collasso. Per fare qualche esempio, sottolineando che il XIII Municipio di Roma equivale alla città di Parma come territorio e popolazione, una sola sede INPS, ovviamente un carnaio.
Un solo presidio ospedaliero, il Grassi. Uffici postali dove per pagare un bollettino aspetti in fila due o tre ore. Tantissimi i bambini che non trovano posto negli asili pubblici ecc. ecc. E, per venire alla questione di stretta attualità, luoghi di socialità davvero inadeguati e spazi di verde pubblico spesso abbandonati all'incuria.
Mi preme sottolineare come proprio per le modalità con le quali si è via via configurato l'attuale Municipio abbiano facilitato inoltre pesanti infiltrazioni di criminalità organizzata su questo territorio, così che oggi metterci le mani significa fare i conti anche con certi "interessi". Un gambizzato lo scorso anno in pieno giorno a Casalpalocco, un gambizzato pochi giorni fa in un bar di Acilia. Questo succede solo nei territori pesantemente infiltrati.

Alla luce di quanto sta avvenendo, quanto è importante l'intervento diretto dei cittadini nelle decisioni pubbliche?

La partecipazione, l'attenzione e, mi azzardo a dire, il rispetto di se stessi da parte dei cittadini è fondamentale. L'importanza di stare "sul pezzo" rivendicando una buona qualità di vita per se stessi e per le propriefamiglie a partire dalla quotidianità. Dall'ambiente in cui viviamo, dai servizi dei quali usufruiamo, delle buone relazioni che riusciamo a stabilire con gli altri membri della comunità in cui viviamo.
Obbligando chi fa profitti a fare i conti con queste imprescindibili esigenze, questo è rivendicare il legittimo diritto ad una buona qualità della vita. Impensabile farlo senza partecipare, solo delegando con un voto.

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