mercoledì 1 aprile 2009

Sfregiati

Ho spesso scritto i miei post sulla scia emotiva di una porcata. Ed è così anche oggi, quando leggendo le bacheche Facebook delle persone che stimo mi imbatto in questa notizia: Fitto indagato (e si sapeva), Alfano manda gli ispettori a Bari. Sì, sembra un pesce d'aprile. Invece questa vomitevole solidarietà tra ministri è autentica. Il ministro della giustizia manda gli ispettori nel tribunale che sta indagando il collega agli Affari Regionali. E' vergognoso, eppure è tutto vero.

Da discutendo.ilcannocchiale.it riporto l'invidiabile carriera giudiziaria del faccino acqua e sapone di Raffaele Fitto “[...] Raffaele Fitto, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in turbativa d'asta dal Gup del Tribunale di Bari. I fatti si riferiscono a qualche anno fa, quando il Ministro era ancora Presidente della Regione Puglia, e avrebbe favorito la vendita della "Cedis" (per 7 milioni, anzichè i 15 di valore stimato) ad un acquirente "predeterminato". Inoltre, per Fitto pende, sempre davanti al Gup di Bari, una richiesta di rinvio a giudizio per corruzione, falso e illecito finanziamento ai partiti: Fitto avrebbe intascato una tangente di 500.000 euro, sottoforma di finanziamenti per la campagna elettorale delle Regionali 2005, dal Gruppo Angelucci (coinvolto anche negli scandali sanità di Abruzzo e Lazio) per l'affidamento dell'appalto di gestione di 11 residenze sanitarie assistite dalla Regione Puglia. Indagine per la quale nel Giugno 2006 fu chiesto anche l'arresto di Fitto, respinto dal Parlamento, ovviamente [...]”.

Quello che continua a credere in Berlusconi e nel Popolo della Libertà provvisoria è un Paese sfregiato. Che solo pochi anni fa si indignava alla pronuncia del nome di Craxi – di un criminale morto latitante – e che oggi invece vota per il 40% un partito che annovera proprio Craxi tra i padri fondatori. E non si vergogna più a proclamarlo.

Ho sempre riposto fiducia in Marco Travaglio, ma quando lo sentivo dire che oggi l'Italia è sfregiata non gli ho mai creduto. Quando diceva che quindici anni fa si vincevano le elezioni glorificando Di Pietro e oggi si vincono le elezioni beatificando Mangano, non volevo crederci. Nel senso, speravo che il fulcro dei nostri mali fosse altrove.
Invece è lì. Oggi siamo assuefatti all'illegalità. Quel desiderio di giustizia, la pretesa che chi ci governa sia immacolato (non solo dal punto di vista penale, ma anche da quello etico e sociale) non c'è più. La folla che tentava di linciare Scalfaro ai funerali di Falcone oggi – se venissero uccisi Genchi o De Magistris – probabilmente continuerebbe a guardare il Grande Fratello.

Lo noto parlando con la gente. Siamo rassegnati. Un collega ieri cercava di spiegarmi che nella parola politica sta già l'accettazione del malaffare. Non so dove l'abbia sentito, o letto. Magari si sta intervenendo anche sulle parole. Orwell in “1984” lo prediceva.

Lo scoramento c'è, non lo nego. Nel mio piccolo continuerò a denunciare ogni porcata della nostra classe politica – per quanto possa significare. Se solo una persona leggendo si indignerà e si rimboccherà le maniche cercando di dare il proprio contributo al cambiamento, ne sarà valsa la pena. E questo mi fa sentire meglio.


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