Torno raramente al mio paese di origine. Di solito per i matrimoni. O per i funerali. Stavolta era l'occasione meno felice. Mia zia se n'è andata. Il ricordo che mi resta di lei è quella compostezza da matrona meridionale che le conferiva un potere carismatico unico tra quattro sorelle napoletane. I suoi talleur neri che ha saputo sempre indossare con portamento egregio. E il rossetto rosso fuoco sulla carnagione chiarissima. I capelli biondo platino e le risate sommesse. L'educazione con cui salutava e rispondeva “buonasera” alle signorine buonasera e “buongiorno” agli annunciatori dei tg.
Uscendo dall'autostrada a Caserta Sud e proseguendo verso Caivano ti accolgono due nigeriane seminude proprio sotto il cartellone “Benvenuti a Caivano, città di pace”.
E ti accolgono pure le parole di Travaglio e De Magistris. Sei un pazzo, mi direte. Invece proprio lì, sulla strada che conduce al centro di Caivano, poco prima del Parco Verde – la zona di spaccio a cielo aperto di cui parla Saviano nelle prime pagine di Gomorra – sorgono quei capannoni vuoti e inutili che De Magistris e Travaglio hanno spesso usato per spiegare come si mangiano i soldi dei finanziamenti dell'unione europea. Si presenta il progetto, si intasca la prima tranche di soldi, si comincia a costruire il capannone, si intasca il resto dei soldi. Quello che resta poi è un capannone abbandonato. Un pezzo di verde cancellato. Un po' di brutto in più. Qualcuno più ricco e più disonesto. Parecchi più poveri.
Il viaggio a Caivano mi ha lasciato con un po' di amaro in bocca. La sensazione strana che si ha quando a decine di domande non riesco a trovare nemmeno una risposta convincente.
Un cartellone fuori la sede del Pd locale ricorda che la maggioranza in consiglio comunale a due anni dalle elezioni non è ancora riuscita a mettersi d'accordo per eleggere la giunta.
L'affetto e il calore umano che avverto intorno alla mia famiglia che ha subito questo lutto è spesso. E' sincero? Credo di sì. Il calore che ti dà la gente lo puoi quasi strofinare addosso.
Poi dai un'occhiata al traffico e a quell'irrispettoso rumore di clacson che – a me e mio fratello che non siamo abituati – fa aumentare il battito cardiaco.
“Ma non si muore d'infarto a fine giornata qui?” chiedo a mio cugino.
Lui mi spiega che ci si fa l'abitudine. E mi spiega inoltre che tutti strombazzano pur sapendo che – per dispetto – l'automobilista davanti a noi rallenterà.
Poi rivedo tutto quell'affetto. E i motociclisti senza casco. E i ciclisti che occupano la carreggiata. E i clacson degli automobilisti. E le corna che fanno i ciclisti. E il pane caldo. E le mozzarelle di bufala.
Napoli non è solo malcostume. Sono nato lì, anche se l'ho vissuta così poco.
Napoli è anche Luigi De Magistris. Il mio amico Antonio, napoletano trapiantato altrove anche lui, mi ha detto che a De Magistris affiderebbe senza preoccupazione il portafogli.
Mi sono detto che solo un napoletano sa giudicare un altro napoletano. E allora lo voterò con ancor maggior convinzione.
Uscendo dall'autostrada a Caserta Sud e proseguendo verso Caivano ti accolgono due nigeriane seminude proprio sotto il cartellone “Benvenuti a Caivano, città di pace”.
E ti accolgono pure le parole di Travaglio e De Magistris. Sei un pazzo, mi direte. Invece proprio lì, sulla strada che conduce al centro di Caivano, poco prima del Parco Verde – la zona di spaccio a cielo aperto di cui parla Saviano nelle prime pagine di Gomorra – sorgono quei capannoni vuoti e inutili che De Magistris e Travaglio hanno spesso usato per spiegare come si mangiano i soldi dei finanziamenti dell'unione europea. Si presenta il progetto, si intasca la prima tranche di soldi, si comincia a costruire il capannone, si intasca il resto dei soldi. Quello che resta poi è un capannone abbandonato. Un pezzo di verde cancellato. Un po' di brutto in più. Qualcuno più ricco e più disonesto. Parecchi più poveri.
Il viaggio a Caivano mi ha lasciato con un po' di amaro in bocca. La sensazione strana che si ha quando a decine di domande non riesco a trovare nemmeno una risposta convincente.
Un cartellone fuori la sede del Pd locale ricorda che la maggioranza in consiglio comunale a due anni dalle elezioni non è ancora riuscita a mettersi d'accordo per eleggere la giunta.
L'affetto e il calore umano che avverto intorno alla mia famiglia che ha subito questo lutto è spesso. E' sincero? Credo di sì. Il calore che ti dà la gente lo puoi quasi strofinare addosso.
Poi dai un'occhiata al traffico e a quell'irrispettoso rumore di clacson che – a me e mio fratello che non siamo abituati – fa aumentare il battito cardiaco.
“Ma non si muore d'infarto a fine giornata qui?” chiedo a mio cugino.
Lui mi spiega che ci si fa l'abitudine. E mi spiega inoltre che tutti strombazzano pur sapendo che – per dispetto – l'automobilista davanti a noi rallenterà.
Poi rivedo tutto quell'affetto. E i motociclisti senza casco. E i ciclisti che occupano la carreggiata. E i clacson degli automobilisti. E le corna che fanno i ciclisti. E il pane caldo. E le mozzarelle di bufala.
Napoli non è solo malcostume. Sono nato lì, anche se l'ho vissuta così poco.
Napoli è anche Luigi De Magistris. Il mio amico Antonio, napoletano trapiantato altrove anche lui, mi ha detto che a De Magistris affiderebbe senza preoccupazione il portafogli.
Mi sono detto che solo un napoletano sa giudicare un altro napoletano. E allora lo voterò con ancor maggior convinzione.
Raf grazie per avermi citato,vorrei rafforzare le tue considerazioni.
RispondiEliminaSono stato nel mio quartiere natio a Pasqua,con un breve sondaggio tra i miei amici al bar tutti vicini ai 30 anni su 10 persone 8 disoccupati o sfruttati e 2 regolarmente occupati altri 4/5 emigrati come me.
Uso una metafora: Napoli è una puttana continuamente violentata e non puo' sporgere nemmeno denuncia (senza permesso di soggiorno la espellerebbero).
Vivo al nord da 10 anni,la differenza sostanziale è che il meridione se lo sono spartiti imprenditori politici e camorristi mentre al nord solo politici e imprenditori lasciando qualcosa alla popolazione.
Alle tue parole provo un senso di impotenza e sconforto enorme e mi domando:devo tornare? posso fare qualcosa per la mia citta'? I miei figli come crescerebbero? Mi ammazzeranno?.
Il tuo viaggio in Campania mi ha parlato di cose che già conoscevo, ma la sensibilità con cui ne scrivi - nel bene e nel male - mi ha fatto sognare, e ancora una volta pensare a quanto profondamente amo il mio Paese (anche se la tentazione e' quella che tu conosci: andarsene, per poter finalmente dar seguito ai propri sogni, e infine essere apprezzati e capiti nella propria creatività, o anche solo nella propria onesta'). Mi piacerebbe riuscire a scrivere un libro, un giorno, una guida turistica d'Italia che nasca dal cuore e dai visceri. E il capitolo su Napoli proprio lo dovresti scrivere tu.
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