sabato 12 dicembre 2009

Gay e diritti: cultura e legislazione sono davvero così scisse?

Ogni volta che il mio amico Daniele aspetta all'aeroporto il suo amato che atterra dal Cile - e comincia a contare i giorni che lo separano dalla scadenza trimestrale del suo visto da turista - scrivo un post sullo stato dei diritti dei gay.

Oggi, neanche a farlo apposta, ho pure partecipato ad un dibattito su gay, omofobia e diritti dove sono intervenute le on.li Concia (Pd) e Perina (Pdl, area finiana).

Entrambe sarebbero favorevoli all'estensione - sarebbe meglio dire alla creazione, poichè siamo allo zero assoluto - dei diritti degli omosessuali. Non è questo ciò su cui le rimprovero. Quel che non mi è piaciuto è l'enfasi eccessiva che hanno dato al lavoro culturale che dovremmo fare noi stessi all'interno della società, senza piangerci addosso. Ebbene, no. Non ci siamo - a mio avviso. Le signore onorevoli vengono profumatamente pagate per fare leggi, prima di tutto. Bene, le facessero. Non sono pazzo, non me la prendo con loro due, ovviamente. Ma non sta bene questo scarico di responsabilità. Le leggi - o la mancanza di leggi - implicano il gap culturale che in questo Paese non riusciamo a colmare.

Faccio esempi concreti.
Oggi soltanto il 10% di chi subisce aggressioni omofobiche denuncia l'accaduto. Spesso non si vuole che i genitori o i parenti sappiano. Il 90% dei genitori è omofobico?
Se non lo si dice ai genitori - e si crea quindi una spirale di omertà di cui i gay sono i primi a farne le spese - è innanzitutto perchè si ha paura di creare un grosso dispiacere ai genitori. Ebbene, solo la POLITICA CHE LEGIFERA può cambiare questo stato di cose. Oggi io stesso avrei dispiacere che un mio nipote fosse gay. Sarei dispiaciuto perchè so che lo attende un'esistenza in salita, un'esistenza in cui rischia di soffrire e stare male solo per il fatto di AMARE. Il mio amico Daniele non può congiungersi col suo ragazzo perchè le LEGGI non lo consentono e deve stare male solo perchè AMA. Questo non va bene e a questo può porre rimedio solo la politica. I genitori di un omosessuale che guardano al figlio con compassione pensano al fatto che non potrà sposarsi, non potrà adottare un figlio, avrà una vita dura. Una vita che la legislazione vigente gli ha reso più dura degli altri.

Il discorso sulla contaminazione culturale può essere solo un aspetto della questione. E purtroppo, al momento secondario. Personalmente credo di aver fatto parecchio. In tutti gli ambiti in cui mi impegno non ho mai nascosto la mia omosessualità. Nei primi tempi i colleghi diventavano viola se toccavo loro il sedere. Ora sono loro a scherzare con me e ad aver spazzato via ogni tipo di pregiudizio. Sono loro a toccarmi il sedere. Invito tutti a non nascondersi, invito alla contaminazione positiva, culturale. Ora - che forse mi vogliono ancor più bene - paradossalmente hanno un po' compassione. Sanno che non avrò le loro opportunità, che se il mio compagno venisse meno io non avrei nessun tipo di tutela. Sanno che non posso trasmettere ciò che ho dentro ad un figlio. Sì, siamo d'accordo, ho forse fatto capire loro che non è giusto.

Bene. Se oggi un genitore, un amico, se oggi si dice "poverino, è gay", la colpa non è nostra che non abbiamo saputo fare il nostro dovere. Care onorevoli, la colpa è TUTTA VOSTRA.

Non dobbiamo continuare a piangerci addosso? Andatelo a dire a Daniele, andatelo a dire a chi non gode della reversibilità della pensione e resta in mezzo a una strada, andatelo a dire a chi si ammala e non può nemmeno sentire la vicinanza del compagno o della compagna dello stesso sesso, andatelo a dire a chi non può subentrare in un contratto d'affitto e si trova solo al mondo.

Datemi gli stessi diritti di tutti gli altri. Poi al lavoro culturale - ve lo giuro - mi ci dedico anima e corpo.

(foto di Giuseppe Astuto)



2 commenti:

  1. Raffo mi spiace ma non sono assolutamente daccordo con quanto scrivi...
    confondi inesorabilmente il piano sociale con quello giuridico/legislativo.
    dal punto di vista della legislazione hai ragione, devono essere Concia e Perina a darsi da fare e far approvare le leggi ma considera che oggi le leggi servono - soprattutto nel caso dei diritti - a regolamentare situazioni esistenti, ovvero a regolamentare ciò che noi abbiamo creato "culturalmente".
    in fondo lo affermi proprio tu: i tuoi colleghi diventavano viola prima, ora ti toccano il culo, pensi una legge calata dall'alto poteva far si che questo accadesse? non è stata invece la tua azione quotidiana di visibilità a far si che le persone intorno a te maturassero al punto da superare ogni pregiudizio?

    Fabio

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  2. E' la legislazione che cambia la società e i suoi comportamenti. Se un ragazzino di tredici anni in casa, a scuola e fuori, sente dire ogni giorno che i froci fanno schifo e sente che questa parola è usata per schernire e sbeffeggiare i "diversi", crescerà inevitabilmente omofobo almeno fino a quando non avrà (se lo avrà) gli strumenti culturali per riuscire a capire con la propria testa. Se invece ci fosse una legislazione che estende i diritti a tutti, come in Spagna, nessuno più potrebbe dire "frocio" per insultare o aggredire qualcuno per evidenziare uno status di "inferiorità sociale" che una certa società retrograda ancora sostiene. Ma dove sta scritto che ogni gay deve essere sempre un esempio specchiato di collega di lavoro, oppure di cittadino integerrimo che con il suo comportamento deve essere migliore di un eterosessuale? E tutto perchè? Perchè non c'è una legge che estende i diritti, gli stessi diritti di cittadinanza che gli eterosessuali hanno.
    SANDRO

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