
Non mi dilungo oltre tra i cunicoli dei ricordi. A chi interessano? Quel che ci tengo a dire è che non crediate – nessuno – che un piccolo giornale di periferia sia immune dai poteri forti. In quella redazione ho visto passare politici e potentati economici, ho visto censurare i miei articoli che attaccavano in maniera troppo diretta chi non doveva essere attaccato.
Me ne andai deluso. Disincantato. Per riprendere una boccata di fiducia ci volle un anno trascorso a Londra.
A quel tempo scrivevo degli assessori Pace, Pallotta, Innocenzi, Olive.
Poi Londra, anno 2003.
Siamo nel 2009 e dopo qualche giro tra il litorale e Roma me ne torno ad Ostia. Ritrovo Olive, Innocenzi, Pallotta, Pace. Non è cambiato niente. Sono sempre gli stessi.
19 maggio 2009. Scusate i salti temporali e concettuali, ma provate a seguirmi. Vengo al dunque.
Si riunisce la Commissione Ambiente del XIII municipio di Roma. Si discute di piste ciclabili. Interviene il consigliere Bonvicini – un signore dal linguaggio che non farebbe invidia a un commerciante di pesce nel mercato di piazza Vittorio – per dire che “se domani decidessimo tutti di prendere la bicicletta, considerando che siamo 250.000 abitanti, intralceremmo il traffico delle auto”.
Aggiungo io: “Poi la città sarebbe vivibile, avremmo aria più respirabile, meno traffico, più parcheggi per i disabili, più risparmio in termini economici e ambientali”. No, non possiamo permettercelo.
Ci sarebbe molto da aggiungere, molto da ragionare, discutere. Dovremmo fermarci tutti a pensare in mano a chi abbiamo messo il nostro bel municipio.
Ogni sforzo possibile per costringerli almeno a dover rendere conto. D'ora in poi, senza soluzione di continuità.